Secondo il Barometro della Sovranità Digitale 2025 di EY, già oggi quattro aziende su cinque considerano la sovranità un criterio essenziale, destinato a diventare ancora più rilevante in futuro. Questa tendenza evidenzia un cambiamento profondo nell’approccio alla riconquista del controllo su dati, infrastrutture e tecnologie digitali.
La sovranità digitale è sempre più al centro dell’attenzione, non da ultimo a causa dei crescenti timori in termini di cybersicurezza, protezione dei dati e tensioni geopolitiche. Le aziende integrano ormai sistematicamente questo fattore strategico nelle loro scelte tecnologiche – che si tratti di soluzioni cloud, software o partnership – per assicurarsi un maggior controllo e indipendenza, riducendo la propria esposizione sistemica ai fornitori stranieri. Un’evoluzione che influenzerà in maniera duratura il mercato tecnologico e darà impulso ai fornitori in grado di rispondere alle crescenti esigenze di sovranità.
Creare fiducia attraverso l’autonomia digitale
La vera sovranità digitale presuppone soluzioni progettate per garantire conformità alle norme locali e un’integrazione fluida nei quadri regolatori, come la direttiva NIS2 o il Cyber Resilience Act, senza dimenticare il principio che guida quest’approccio: sovranità e prestazioni non sono in contraddizione. Tali soluzioni devono poter essere implementate facilmente, offrire un alto livello di protezione e non compromettere la produttività. Chi sceglie soluzioni europee di cybersicurezza, esaminate o certificate da autorità indipendenti come l’ANSSI francese o l’ACN italiana, ottiene tecnologie affidabili, efficaci e sovrane – senza dover rinunciare al controllo sui dati o sulle infrastrutture.
Una soluzione sovrana rafforza la resilienza ai cyberattacchi e tutela l’integrità dei dati, la fiducia e l’autonomia decisionale. La semplice certificazione, basata su criteri tecnici di sicurezza generici, non è sufficiente: i prodotti devono anche essere qualificati dalle autorità europee. La qualificazione va oltre la certificazione: attesta che una soluzione è affidabile nel lungo termine, soddisfa i requisiti operativi ed è adatta a contesti sensibili. La qualificazione prevede l’analisi del codice sorgente, che – se effettuata da istanze indipendenti - consente anche di individuare vulnerabilità involontarie e potenziali backdoor. Ciò rafforza la fiducia e contribuisce direttamente agli obiettivi della sovranità digitale.
Unire gli attori chiave per una cybersicurezza sovrana
La sovranità digitale richiede l’impegno di tutti i soggetti coinvolti. Dalle istituzioni pubbliche alle imprese di ogni dimensione – tutti affrontano la stessa sfida: proteggere i dati di dipendenti e cittadini, così come le informazioni sensibili e critiche per il business. Questo richiede un impegno comune verso soluzioni di cybersicurezza affidabili, in grado di creare un ecosistema digitale sovrano e resiliente. È altrettanto necessario trovare un consenso tra Paesi i cui sistemi politici o interessi geopolitici non coincidono sempre con quelli dell’Unione Europea.
In un mercato ancora fortemente dominato da attori non europei, la scelta di alternative locali rappresenta un passo importante. Essa non solo consente di riconquistare il controllo tecnologico e dei dati, ma rafforza anche l’autonomia strategica dell’Europa nelle questioni digitali e di sicurezza.
Questo orientamento strategico sul piano tecnologico non ha ricadute solo sulla sicurezza, ma rafforza anche l’economia. Investire nello sviluppo e nell’adozione di soluzioni europee significa sostenere l’industria digitale e della cybersicurezza di tutto il continente, creando lavoro qualificato. Al contrario, continuare a importare massicciamente tecnologie, ad esempio dagli Stati Uniti, significa finanziare indirettamente l’economia digitale americana, riducendo lo spazio di crescita per le competenze europee.
Per raggiungere questi obiettivi economici e rafforzare la sovranità digitale, oggi le organizzazioni dispongono di numerosi strumenti: finanziamenti alla ricerca, cooperazione e scambio di informazioni tra attori rilevanti, creazione e uso di standard comuni e un quadro normativo solido. Tutti questi elementi contribuiscono a costruire un ecosistema digitale europeo resiliente, che risponda alle esigenze di sovranità e allo stesso tempo promuova l’innovazione collettiva.
La riduzione delle dipendenze tecnologiche significa anche proteggersi da legislazioni extraterritoriali. Il Cloud Act statunitense, ad esempio, consente alle autorità americane di accedere ai dati – anche quando sono custoditi al di fuori degli USA. Questo esempio mostra chiaramente i rischi di una sovranità insufficiente: permette a terzi l’accesso a informazioni sensibili – eventualmente anche senza che il proprietario ne sia informato.
Un percorso condiviso verso un’Europa digitale indipendente
L’obiettivo prioritario è creare un ampio fronte comune tra tutte le forze rilevanti del settore pubblico e privato. Solo insieme è possibile costruire un’Europa digitale indipendente, sicura e sostenibile, perché la sovranità non può basarsi sulle decisioni di singoli: richiede un’azione collettiva ampia, coordinata e ambiziosa.
La trasformazione è già iniziata. Le istituzioni pubbliche promuovono iniziative adeguate e, nel quotidiano, le aziende e i loro clienti esprimono con sempre maggiore chiarezza il desiderio di indipendenza tecnologica. Se queste spinte vengono unite, la sovranità digitale può diventare una reale e tangibile forza – a vantaggio della sicurezza, dell’economia e del futuro dell’Europa.